Domenica 5 aprile 2020
Passione del Signore
Vivere la Pasqua a Gerusalemme, a cura di Maria Chiara, piccola sorella di Gesù
Il punto di osservazione per me stando qui è la VI stazione della Via crucis, nel cuore della città vecchia di Gerusalemme, uno dei punti cruciali di passaggio per molti che vanno al S. Sepolcro, al Muro del Pianto o alla Moschea. Non è solo un punto di osservazione, ma un modo particolare di vivere sia il quotidiano che i tempi forti dentro alla realtà attuale di Gerusalemme.
Nonostante questo privilegio, ritengo che, come per chi viene in pellegrinaggio, anche per me che vivo qui si tratti ogni volta di “intraprendere un viaggio verso Gerusalemme”, come Gesù, “prendendo la ferma decisione”. (Lc 9) Entrare nella Pasqua cristiana a Gerusalemme mi richiede uno spostamento dal tempo quotidiano al tempo segnato dall’Ora che si compie per Gesù, che mi rimanda e rimanda ciascuno alla propria “ora”. Per questo chiede la “ferma decisione” o “l’indurimento del volto” come dice il vangelo (Lc 9,51). Nessuno infatti entra con superficialità nell’ora del dolore o della prova che va fino alla morte.
Se guardo a ciò che avviene nella città di Gerusalemme oggi, e cioè la celebrazione cronologica, prima della Pasqua ebraica, e poi della Pasqua cattolica (nella diversità di riti di ciascuna chiesa cattolica: latina, greco cattolica, maronita, siriaca ecc.) e della Pasqua ortodossa, anch’essa con i suoi diversi riti, non posso non essere colpita da una certa intensità di preghiera e solennità di celebrazioni, ciascuno secondo le sue tradizioni. A turno, i fedeli locali e i pellegrini di tutte le nazionalità, sfilano nella Città Santa con i loro canti e preghiere, a volte le loro danze, o le loro lacrime, per manifestare la partecipazione al Mistero celebrato. È uno “spettacolo” che mi tocca, mi commuove, mi fa avvertire che qualcosa più grande di noi è avvenuto in questi luoghi e continua ad avvenire nella mia vita, al di là di ciò che ne capisco.