Ho pensato a lungo cosa scrivere e soprattutto da dove cominciare.
Visto che devo partire da me, è bene cominciare da un pochissimo prima che esplodesse il problema.
Il 19 dicembre è stato il mio ultimo giorno di lavoro all’Impasto di via Ampère.
Che quello fosse il mio ultimo giorno di lavoro è maturato nei giorni seguenti.
Il fatto che andassi certamente in pensione dal primo febbraio 2020 fece sì che maturasse in me l’idea di non recarmi più in Ampère. Avevo deciso di essere libero dalla dipendenza un po’ prima e di godermi il periodo natalizio e di fine anno.
A gennaio del 2020 cominciano a circolare notizie su alcune morti sospette non dovute all’influenza stagionale.
Erano anziani e la notizia non faceva scalpore qui in Italia.
A fine gennaio e l’inizio di febbraio (ero finalmente in pensione) arrivarono notizie dalla Cina di un’epidemia che stava falcidiando vittime in maniera preoccupante e per la prima volta comparve la parola Covid.
Le notizie in televisione cominciarono a susseguirsi con velocità costante. Immagini con interi paesi vuoti e bloccati con camionette dei carabinieri che ne vietavano l’accesso.
Poi il governo Conte annunciò la chiusura dell’Italia intera per il 5 marzo.
Era cominciato il periodo delle mascherine, delle file distanziate ai supermercati e di rarissime macchine che circolavano nelle strade deserte. Cominciarono le polemiche se il divieto di circolazione dovessero rispettarlo tutti.
Era cominciato anche il periodo del canto sui balconi per sentirsi meno soli.
Scorrevano le immagini di camion militari che trasportavano decine e decine di bare in quel di Bergamo.
Ogni tanto qualche gruppo di ragazzi si ribellava alle imposizioni ballando all’aperto ma venivano subito ripresi e denunciati alla pubblica autorità. Insomma, si era riscoperta la vocazione dei delatori naturali, brutta razza.
Per quanto mi riguarda venivo da anni di enorme fatica e il mio fisico benedisse il riposo forzato.
Per quanto riguarda l’isolamento non l’ho mai sofferto grazie al contributo fondamentale di monache, preti, militari e sbirri al cui confronto questa era una vacanza.
Allentarono le briglie con l’inizio dell’estate ma, con l’arrivo del freddo, quelli del governo non sapendo che pesci pigliare ricorrevano alla cosa che sapevano fare meglio: la chiusura coercitiva minacciando, ca va sans dire, sanzioni civili e penali. In maniera sempre più insistente cominciarono a circolare voci su di un nuovo vaccino anti-covid.
Si erano mosse le più grandi case farmaceutiche mondiali e i ricercatori più brillanti. Con l’apparizione dei vaccini si palesò anche la feroce polemica vaccinarsi sì vaccinarsi no!
Prima sui social e nelle televisioni poi, anche con manifestazioni di piazza dove i capipopolo erano perlomeno ambigui.
Personalmente affrontai la questione vaccino con la semplice esperienza vissuta sulla mia pelle.
Ho fatto mente locale su quante volte mi sono vaccinato ed in molti casi salvandomi la pelle e non solo a me, anche a milioni di altri bambini. Ho fatto anche l’antitetanica in fabbrica. Ho fatto i siringoni in petto durante il servizio militare a Palermo, dove ho visto ragazzi di vent’anni svenire alla sola vista dell’ago al cui confronto la siringa di Pulp fiction sembra una spilla da balia. In ogni caso di vaccini ne ho fatto tre e per non sbagliare ho fatto anche ( per la prima volta ) l’antinfluenzale.
I due anni di pandemia mi hanno regalato venti chili di panza che sto cercando di smaltire.
La cosa che a me appare grottesca è che appena ha vinto la Meloni la pandemia è scomparsa come per magia da tutti i Media. Fino al 25 settembre 2022 si contavano i morti, i contagi e le terapie intensive,, con tanto di percentuali, il giorno dopo tutto scomparso. L’Italia paese dei “miracoli”!!!
Benedetto di Lernia
Milano 15 marzo 2020